Nel 2004 dei biologi dell’Università di Torino hanno scoperto che avvicinando un essere pericoloso, la pianta lo riconosce e mette in atto dei meccanismi di autodifesa in maniera sistemica. L’esperimento è stato fatto sul fagiolo di Lima. Non appena viene percepita la saliva di un bruco mangiatore vengono attivati dei geni che sono in grado di fornire una risposta immunitaria davvero particolare. La pianta infatti inizia a produrre una sostanza volatile, una sorta di profumo che attira le vespe, nemici dei bruchi. Così facendo le vespe si avvicinano iniziando a pungere i bruchi, liberando la pianta stessa dai suoi invasori. Interessante è anche che oltre a mettere in piedi questo meccanismo, la pianta, sembra mandare il messaggio anche agli altri esseri della stessa specie che iniziano anche loro ad attivare questo meccanismo. Una sorta di azione coordinata e repentina. Il fatto che questo tipo di difesa messa in atto dalla pianta è di tipo indiretta, prevede dunque, la sinergia con altre specie e con altri organismi del sistema e include il fatto che abbiano un linguaggio per comunicare con loro.
Se le piante comunicano tramite sostanze volatili non è detto che non possano udire anche i suoni. Sicuro è che il suono ha influenza sulla psiche umana, e sugli animali, dove viene impiegata ad esempio negli allevamenti per incrementare la produzione di latte, ma può influenzare anche una pianta?
Jagadish Chandra Bose, nel 1927, dette un contributo importante a questa domanda. Lo scienziato, molto erudito per quel tempo, dimostrò che le piante forniscono una risposta agli stimoli trovando dei parallelismi tra i tessuti animali e quelli vegetali, dimostrando la variazione della conducibilità elettrica in seguito a diversi impulsi. E’ stato anche il primo a dimostrare l’effetto delle microonde nei tessuti organici inteso come cambiamento corrispondente al potenziale di membrana delle cellule. E’ arrivato ad affermare che le piante sono in grado di sentire il dolore, l’affetto, in breve, di provare emozioni. L’Università di Firenze e l’Università di Pisa, stanno studiando gli effetti delle onde sonore sulla crescita delle piante, degli insetti e dei parassiti. Sembra che le piante sottoposte a stress musicale crescono molto di più ed hanno una produzione nettamente più altra rispetto alle altre. Inoltre è stato verificato come certi generi musicali, come la musica sacra o la musica classica siano stati graditi maggiormente rispetto alla musica Rock, che al contrario sembra accelerare la morte della pianta.
Lo scienziato Joel Sternheimer ha individuato delle vibrazioni, o segnali, emesse dagli amminoacidi nel processo di formazione delle proteine su frequenze non udibili all’orecchio umano ma decodificabili con estrema precisione e transponibili in equivalenti sonori; la composizione di una proteina può essere così “tradotta” in una precisa successione di note. Nei suoi lavori il fisico ha individuato la proteina principalmente responsabile alla crescita di una pianta e ha stimolato la sua produzione mediante le onde sonore. Di fatto i suoi risultati sono comparabili a quelli ottenuti con la fisica genetica senza però alterare la struttura dell’organismo osservato. Chiaro è che così facendo, proprio come un fertilizzante, si vanno a sovrastimolare le piante producendo stress fisiologico.