Con l’aumentare della capacità produttiva e delle nuove tecnologie, i prodotti alimentari sono sempre più soggetti a sofisticazioni. La maggior parte delle attenzioni del consumatore sono rivolte, ovviamente, al prodotto in sé, ma recentemente è aumentata anche l’attenzione al packaging e alla confezione esterna. Infatti, non mancano gli studi più o meno autorevoli sulla tossicità dei materiali impiegati per confezionare i prodotti alimentari. Proprio recentemente è stato pubblicato lo studio “Food contact substances and chemicals of concern: a comparison of inventories” ad opera di tre esperti del settore: Birgit Geuekea, Charlotte C. Wagnera & Jane Munckea all’interno della rivista scientifica dalla rivista scientifica “Food Additives and Contaminants, Part A“.
Da queste pagine emerge un quadro tutt’altro che chiaro e rassicurante per il consumatore. La notizia più clamorosa è che ben 175 sostanze ritenute dannose per l’organismo umano sono tutt’ora impiegate negli imballaggi per il mercato alimentare dell’Europa e degli Usa. Tali sostanze, se entrano in contatto con gli alimenti, rilasciano in modo costante le proprie particelle all’interno degli alimenti contaminando, di conseguenza, chi li andrà a consumare.
Per onore della cronaca bisogna segnalare che il rilascio di particelle avviene a bassi livelli, ma ciò non toglie la sua pericolosità in quanto l’assunzione di tali sostanze avviene a frequenza giornaliera. I più esposti sono ovviamente i più piccoli, i quali non avendo ancora concluso il loro processo di sviluppo fisico rischiano una contaminazione maggiore una volta ingerite tali sostanze.
Le 175 diverse sostanze attualmente impiegate dall’industria alimentare sono state ritenute dannose da due diversi database scientifici che nel corso degli anni hanno raccolto tutti i materiali cancerogeni per l’uomo.
Le sostanze esaminate sono state classificate come cancerogeni, mutagene, e tossiche per la riproduzione. Altre sostanze sono state classificate come dannose per il sistema ormonale (i cosiddetti interferenti endocrini).
Uno dei casi più emblematici sono gli ftalati. Ampiamente utilizzati come plastificanti, ovvero come sostanze aggiunte al polimero per migliorarne la flessibilità e la modellabilità sono facilmente rintracciabili in tutti quei prodotti realizzati in PVC. Gli ftalati sono oggetto di controversia dal 2003; alcuni studi sembrano mostrare che siano in grado di produrre effetti analoghi a quelli degli ormoni estrogeni, causando una femminilizzazione dei neonati maschi e disturbi nello sviluppo dei genitali e nella maturazione dei testicoli.
Anche i composti utilizzati per la stampa e la creazione degli inchiostri sembrano non essere sicuri. Facciamo riferimento ai Benzofenoni composti chimici in grado di alterare il sistema endocrino. In questo caso risulta utile la ricerca effettuata da Altro Consumo nel 2009 sui dolci pasquali. Fortunatamente in quel caso non c’era stata contaminazione alimentare.
Purtroppo per il consumatore, la regolamentazione di queste sostanze è spesso ambigua. Inoltre molte volte le leggi europee si scontrano con quelle nazionali e le industrie approfittano di questa confusione per continuare a distribuire indisturbati i loro materiali.