L’Antimateria, come suggerisce la parola stessa, può essere interpretata come l’antagonista della materia, ovvero il suo opposto. La fisica quantistica dal 1928 con il fisico Paul Dirac ha elaborato questa teoria, confermata recentemente dagli studi del CERN di Ginevra. La questione è stata scoperta e resa ufficiale da un elemento noto a molti studenti di matematica, il delta di Dirac. Questo risultato deriva da equazioni simili a questa x2=4 dove la variabile x può assumere sia il valore 2 che -2. Con questa semplice prova matematica lo scienziato arrivo a dimostrare che la teoria dell’antimateria è applicabile anche a particelle con una carica energetica anche elevata uniformando le varie teorie già presenti sull’antimateria.
Si ipotizzò dunque la presenza degli elettroni di carica però positiva che compensassero quelli già conosciuti da tempo di carica negativa. (Tali elettroni sono stati scoperti provenire principalmente dallo spazio e vennero chiamati positroni da Caltech Carl, nel 1932.) Nel 1955 si proseguì poi con la scoperta dell’antiprotone e di seguito anche l’antieneutrone.
Ciò che ancora oggi appare strano è che l’universo sembra costituito per il 99,99 % di materia e dal 0,01% di antimateria, questo sbilanciamento sembra dovuto al fatto che la maggior parte di antimateria sia stata impiegata durante il big bang. La collisione tra materia ed antimateria, come provato da numerosi acceleratori di particelle, crea un lampo di pura energia.
Tutto sembra confermare che dal momento che osserviamo un qualcosa, non possiamo astenerci dal catalogarla e dal differenziarla, mettendo in gioco quindi anche la sua controparte. Ancora una volta sembra come se non sia possibile arrivare a concepire l’unità come uno ed un solo mattone del “tutto”, ma che piuttosto tendiamo ad avvicinarci ad intuizioni che reggono l’esistenza stessa.